Romagna sfigurata

Romagna sfigurata

20 Maggio 2024

di Maddalena Libertini

Le fotografie di Silvia Camporesi in mostra a Forlì tornano nei luoghi investiti dall’alluvione del 2023 e fanno risaltare il legame tra il destino degli uomini e quello dell’ambiente.

Era metà maggio quando il fronte incessante e violento delle piogge causava esondazioni, allagamenti, ondate di fango e frane, concentrati soprattutto nella zona tra Imola e Cesena, provocando ingenti danni alle persone, al territorio, alle attività, agli animali e alle strutture. A un anno dall’alluvione che ha colpito la Romagna, a Forlì nel Palazzo ex Monte di Pietà, sede della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, l’esposizione fotografica Romagna sfigurata si concentra sui segni lasciati sul paesaggio dai quei drammatici eventi a causa del dissesto idrogeologico. Le 30 immagini scattate dalla forlivese Silvia Camporesi, 20 delle quali andranno ad arricchire la collezione fotografica dei Musei di Rimini, sono il frutto di un progetto durato da novembre 2023 ad aprile 2024, in cui la fotografa, insieme all’architetto paesaggista Sauro Turroni e in collaborazione con una équipe di geologi della Regione Emilia-Romagna, ha viaggiato sulle colline tra Rimini e Bologna per ricercare le ferite impresse nella terra dalla forza di quegli eventi rovinosi e raccogliere le storie che contenevano. Sono state quantificate in circa 80000 le frane e le erosioni scatenatesi nei 58 comuni colpiti; alcune hanno creato voragini, laghi, canyon, altre hanno inghiottito alberi, case, vite; tutte, in pochi istanti o proseguendo nei giorni successivi, hanno mostrato la fragilità del territorio e il suo carattere effimero, vulnerabile, soggetto a trasformazioni e bisognoso di rispetto e tutela. Le fotografie di Camporesi hanno il valore di una documentazione artistica, sono testimonianza di un evento reale e delle sue conseguenze e al contempo possono comunicare suggestioni, offrirsi a chiavi interpretative universali o riconnettersi a significati personali. Parallelamente chiedono anche allo spettatore di confrontarsi con la scala del paesaggio, che sovrasta di molto quella dell’essere umano, sia nella misura spaziale sia in quella cronologica: la natura abita la dimensione dell’eternità e riprende in nuove forme il suo ciclo vitale dopo la devastazione.

Solo in un piccolo gruppo di foto sono presenti delle persone: sono gli angeli del fango, in particolare quelli impegnati nel salvataggio dei volumi antichi della biblioteca del Seminario vescovile di Forlì. I libri per antonomasia rappresentano memoria, conoscenza e sono espressione peculiare, distintiva dell’umanità: in mostra ne sono esposti alcuni con le pagine ancora sporche e irrigidite dall’aggressione dell’acqua, con la loro presenza fisica rendono tangibile il condensato di emozioni che riverbera nelle immagini di Camporesi.

La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, sarà aperta fino al 30 giugno ed è stata accompagnata il 15 maggio, a un anno esatto di distanza dall’alluvione, da un convegno interdisciplinare dedicato al paesaggio e alle modifiche a cui è sottoposto per cause atmosferiche ma anche antropiche.

Il progetto, ideato da Camporesi e Turroni e sostenuto dall’Associazione Nuova Civiltà delle Macchine di Forlì, ha vinto il bando Strategia Fotografia 2023 della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

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