Carlo Scarpa, un veneziano che va in Oriente

Carlo Scarpa, un veneziano che va in Oriente

Banco BPM

11 Ottobre 2023

Giovedì 12 ottobre alle ore 18 presso la Sala Convegni Banco BPM di Verona sarà proiettato il docufilm “Il Padiglione sull’Acqua” dedicato al grande architetto veneto che ha firmato anche la sede cittadina della Banca.

 

L’esperienza delle architetture di Carlo Scarpa è coinvolgente. Sulla sua cura per il dettaglio, la sua abilità di far esprimere i materiali, la sua capacità di rendere preziose le tecniche artigiane, di giocare con la scomposizione dei piani è stata scritta una grande quantità di parole, che per quanto giuste e appropriate, sembrano non riuscire a esaurire tutto quello che c’è da sapere su di lui. Le parole aiutano a comprendere ma non riescono a svelare completamente il mistero della bellezza che è riuscito a creare. Forse è per questo che il linguaggio che più gli si avvicina è quello della poesia, un linguaggio che non spiega ma rivela, che apre uno spiraglio attraverso cui intravedere il senso delle cose.

È seguendo le tracce di un poeta nipponico del periodo Edo, Matsuo Bashō, maestro dell’haiku, che Carlo Scarpa trova incidentalmente la morte a Sendai nel 1978, mentre sta cercando di raggiungere, come aveva fatto lo stesso Bashō quasi 300 anni prima di lui, l’antica capitale Hiraizumi a nord del paese.

Quello era il secondo viaggio dell’architetto veneziano nel Sol Levante, la cui cultura era stata per lui una fonte di ispirazione e di attrazione anche prima di entrarne direttamente in contatto. La prima volta, nel 1969, era partito alla ricerca di quelle affinità che sentiva di avere con il Giappone e ne era rimasto entusiasta: “…è tutto bello, o meglio, più di quel che conosciamo”, scrive da Nara alla moglie Nini. Ed è nell’arco degli anni che separano i due viaggi che realizza uno dei suoi capolavori, la Tomba Brion a San Vito di Altivole, quello in cui la suggestione giapponese è più manifesta così come il suo talento nel rielaborarla in qualcosa di originale e mai derivativo.

Qui costruisce il Padiglione sull’acqua, una struttura aperta, una copertura in legno sollevata su sottili pilastrini in ferro, posta su una platea di calcestruzzo in mezzo a uno specchio d’acqua popolato di ninfee. Un luogo per la meditazione che lui stesso dichiarò essere tratto dall’architettura nipponica e che, allo stesso tempo, non può non essere legato alle sue radici veneziane così intrise del rapporto con l’acqua e alla ieraticità degli edifici della classicità occidentale. “La cultura giapponese permette di raffinare il proprio spirito, come anche la cultura greca”, afferma in una lezione tenuta nel 1976.

Il legame tra Scarpa e il Giappone è al centro del film documentario “Il Padiglione sull’Acqua” di Stefano Croci e Silvia Siberini che verrà proiettato il 12 ottobre presso la Sala Convegni Banco BPM di Verona nell’ambito delle iniziative organizzate dal gruppo bancario per è cultura!

Gli autori hanno articolato il racconto su tre registri narrativi: quello estetico; quello biografico e quello poetico. Il primo scaturisce dalla visione delle sue opere, di quelle di altri artisti e di luoghi significativi per lui. Il secondo è affidato alle interviste: quella del figlio Tobia; dell’allievo Guido Pietropoli; dello storico Francesco Dal Co; del fotografo Guido Guidi; della responsabile dell’archivio Elena Tinacci. Ogni voce restituirà una sfaccettatura della cristallina figura di Scarpa. Al filosofo Ryosuke Ohashi è assegnato, invece, il compito di ricucire i fili del dialogo tra la sensibilità di Scarpa e l’essenza della cultura giapponese.

Il terzo è quello poetico, del sentimento profondo della natura e dei suoi elementi, l’acqua, la luce, lo spazio, la materia, il fuoco che forgia il vetro, che Scarpa è riuscito a incastonare e far risplendere come una pietra preziosa nel suo lavoro.

Nel 1973 Scarpa accetta l’incarico per la sistemazione della sede centrale e degli annessi della Banca Popolare di Verona, oggi Banco BPM. Se la Tomba Brion condensa la grammatica della sua architettura, dopo questo progetto, secondo il suo assistente Sergio Los, egli entra in una fase matura del suo lavoro, in cui riemerge con più forza la matrice classica, di cui il palazzo della banca è un perfetto esempio. La sua tensione è verso un’architettura che stabilisca un ponte tra passato e futuro e non sia soggetta alla moda di un momento ma possa superare le limitazioni del contingente. Il “lavoro di lima” con cui sottoponeva a verifica tutti gli elementi della sua composizione ha prodotto numerose varianti progettuali, spesso modificazioni quasi impercettibili ma per lui irrinunciabili. L’edificio verrà completato nel 1981 dopo la sua morte dal collaboratore Arrigo Rudi ma nel 1978 erano già fissati tutti gli elementi fondamentali, i materiali di finitura erano stati ordinati, e le due facciate, sulla piazza e sul cortile, erano state ultimate.

L’invito è, prima o dopo la proiezione, a concedersi del tempo per l’esperienza dell’incontro con l’architettura di Scarpa.

Per maggiori informazioni su come partecipare all’evento, clicca qui.

 

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