di Maddalena Libertini
122 opere ricostruiscono la scena artistica in cui si muove il pittore emiliano chiamato a Roma dal papa Ludovisi. Un momento fugace in cui incrocia le traiettorie di personaggi del calibro di Bernini, Pietro da Cortona, Van Dyck, Poussin e Guido Reni. Visitabile eccezionalmente per l’occasione il Casino dell’Aurora.
È il ritratto di un uomo canuto che emerge da un fondo scuro l’immagine scelta per la comunicazione della mostra “Guercino. L’era Ludovisi a Roma” aperta alle Scuderie del Quirinale fino al 26 gennaio. Girato di tre quarti, ha lo sguardo è rivolto verso l’alto in diagonale, le braccia sono alzate, i palmi delle mani aperti in un gesto di meraviglia e accettazione di fronte alla manifestazione del divino che noi spettatori non possiamo vedere. Aumentano il pathos l’essenzialità della scena, il taglio molto ravvicinato e l’intensità del’espressione. Due raggi luminosi sulla fronte lo identificano come Mosè ed è stato dipinto tra il 1618 e il 1619 da Giovanni Francesco Barbieri detto Guercino (Cento 1591 – Bologna 1666) per il cardinale d’Este. Con “Erminia ritrova Tancredi ferito”, con cui condivide la posa teatrale, è probabilmente una delle prime prove che giungono a Roma del talento dell’artista di cui Ludovico Carracci aveva scritto nel 1617 “gran disegnatore e felicissimo coloritore: è mostro di natura e miracolo da far stupire chi vede le sue opere”. A portarlo nell’Urbe sarà la famiglia bolognese dei Ludovisi in occasione della salita al soglio papale del suo principale esponente, Alessandro, con il nome di Gregorio XV.
Guercino, Roma e i Ludovisi
Non è una mostra monografica su Guercino ma di contesto, precisano le due curatrici Raffaella Morselli e Caterina Volpi, che, grazie a una rete di prestigiose collaborazioni nazionali e internazionali, sono riuscite a ottenere per questa occasione una serie di prestiti di notevole importanza: l’intento è fotografare la breve stagione, 1621-1623, del pontificato Ludovisi e dell’avventura di Guercino a Roma. Due anni che condurranno al Giubileo del 1625, celebrato sotto l’egida Barberini ma preparato sotto quella Ludovisi, e in cui il papa e il cardinal nepote Ludovico si affrettano a consolidare con alleanze strategiche le fortune della dinastia e a mettere in campo ambiziose iniziative politiche, diplomatiche, religiose ma anche di promozione delle scienze e delle arti. Radunano un cenacolo di artisti emiliani ma non rinunciano per questo ad assoldare Tassi, Bril e Bernini, tra gli altri, mentre con grande energia Ludovico assembla una collezione d’arte al pari di quelle leggendarie Farnese e Borghese. Due anni di attività febbrile per Guercino che sbarca in città preceduto dalla sua fama e attesisissimo dai grandi committenti patrizi e, diversamente dai conterranei Domenichino e Giovanni Battista Viola, sceglie di non essere un salariato dai Ludovisi ma di restare indipendente. Circondato da artisti centesi suoi sodali, realizza a ritmo serrato pale d’altare, ritratti, paesaggi, pitture murali. Nonostante sia già passato da Bologna, Ferrara, Venezia, a Roma si misura con un altro livello di competizione e con una cultura che si arricchisce della presenza e dello scambio tra artisti di provenienze e formazioni diverse. Tornerà in patria carico di onori e di gloria ma anche profondamente cambiato da questa esperienza e da quello che ha visto, a partire dalle cromie dei cieli romani che si possono ammirare nel suo Trionfo dell’Aurora sulla volta del Casino Ludovisi, così diversi da quelli della sua terra d’origine. Di contro, lascerà in città una maniera ‘anomala’, alternativa a quella dominante, che andava oltre la diatriba tra Caravaggio e Annibale Carracci e interpretava in modo personalissimo luce, colore e disegno con uno stile che sapeva destreggiarsi tra dramma e grazia, tra teatralità e lirismo poetico.
Le tappe della mostra attraverso l’era Ludovisi
Aprono e chiudono il percorso espositivo alle Scuderie del Quirinale le effigi dei protagonisti: in entrata un busto in bronzo del papa di Bernini e un autoritratto del Barbieri e, al termine, il confronto tra il “ritratto di stato” di Domenichino, che rappresenta secondo i canoni Gregorio con il cardinal nepote, e quello intimo di Guercino che coglie il papa in un incontro più privato, distratto dal pittore dalla lettura di un libro di cui era assorto. Tra questi due momenti si articola l’allestimento di 122 opere pittoriche, grafiche e plastiche.
Per raccontare la triangolazione tra la città, l’artista e il suo papa, le curatrici hanno deciso di ampliare l’intervallo cronologico di una manciata di anni, dal 1616 al 1625 circa, e dare così conto degli immediati precedenti e delineare le traiettorie successive. Si inizia quindi dall’accostamento con i maestri felsinei Ludovico e Annibale Carracci, le opere giovanili e le prime committenze Ludovisi risalenti a quando l’artista e i suoi patroni si trovano ancora a Bologna. Ma a catturare l’attenzione di chi arriva in mostra con i suoi 7 metri di altezza è la riproduzione in scala 1:1 ad alta risoluzione, realizzata da Factum Arte, della colossale pala della Sepoltura e gloria di Santa Petronilla. Eseguita per un altare di San Pietro e conservata oggi ai Musei Capitolini, ha un andamento ascensionale ma è soprattutto nella parte inferiore che tende a cadere lo sguardo: sul corpo esanime della giovane martire che viene deposto nella tomba da due uomini, uno dei quali molto somigliante a Michelangelo, e al dettaglio delle mani che escono dalla fossa per accompagnarne la discesa sotto gli occhi degli astanti.
Le sezioni seguenti della mostra si incentrano sulla villa, il Casino dell’Aurora e la collezione Ludovisi. Luogo mitico, purtroppo distrutto con le lottizzazioni del Regno d’Italia, la villa era circondata da un parco con teatri d’acqua e fontane e, insieme al casino, era concepita come manifesto del gusto artistico dei Ludovisi: c’erano statue antiche, gruppi scultorei moderni come il Ratto di Proserpina di Bernini, quadri dei maestri rinascimentali veneti e le opere dei loro protetti emiliani. In mostra è possibile ammirare l’Ares Ludovisi, con le libere integrazioni berniniane che cambiano il senso dell’iconografia della statua, e una ampia selezione di disegni preparatori per l’Aurora di Guercino, provenienti dalle maggiori raccolte grafiche mondiali. Notevole anche la tela di Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre, ora della collezione Pallavicini, restaurata ed esposta per la prima volta in publico, attribuita al Domenichino con la collaborazione di Viola ed Elia Maurizio. Le grandi dimensioni richieste dai committenti servivano a decorare le pareti della villa ricreando l’impressione di un arazzo. Nella scena Adamo passa una foglia di fico a Eva che si copre pudicamente, accovacciata nella posizione di una statua classica di Afrodite, di cui i Ludovisi possedevano due versioni, una delle quali in mostra. Insieme alla citazione dell’antico, il tripudio di esemplari di flora e fauna nell’Eden è un perfetto repetorio naturalistico moderno derivato dai rapporti con l’Accademia dei Lincei che proprio in quegli anni preparava una pubblicazione sulle scoperte vegetali, animali e minerali del Nuovo Mondo.
Un altro momento saliente è quello relativo al raffronto con l’altro artista di punta dell’area emiliana, Guido Reni, attraverso due grande pale d’altare dipinte quasi contemporaneamente: la Trinità dei Pellegrini commissionata per il Giubileo del 1625 dal cardinal Ludovico al pittore bolognese, e la Crocifissione per il transetto sinistro della Basilica della Ghiara a Reggio Emilia, richiesta dai fabbricieri al centese ormai rientrato in patria, straordinario prestito restaurato per la mostra. Guercino, forte di quanto ha appreso a Roma, crea una potente immagine votiva naturalistica mentre Guido Reni si orienta verso una composizione frontale maestosa organizzata quasi come un brano teologico.
Il percorso prosegue al secondo piano delle Scuderie con una rassegna dei lavori eseguiti dal Barbieri per le altre famiglie dell’aristocrazia romana: Barberini, Borghese, Aldobrandini, Patrizi, Savoia tra cui il soffitto con il San Crisogono in Gloria per l’omonima chiesa, anche in questo caso presentato tramite una riproduzione HD. Marte disarmato da Venere e Amore, allegoria della pace, era un tema ricorrente della collezione Ludovisi e i tre personaggi ritornano a più riprese e in diverse forme insieme ai quadri di paesaggio, come si può vedere in un altro affondo sulla raccolta come modello per le arti e sintesi di antico, moderno e natura.
Si giunge così al gran finale: una bellissima galleria di ritratti di “porpora e oro” dei protagonisti dell’era Ludovisi. Spicca tra gli altri per intensità quasi pre-romantica quello di mano di Anton van Dyck del cardinale Guido Bentivoglio, figura di altissimo rango e fratello del marchese Enzo, ambasciatore ferrarese a Roma e uno dei primi sostenitori di Guercino. La mostra però non termina alle Scuderie, ha una ideale continuazione grazie all’apertura eccezionale di alcuni ambienti del Casino dell’Aurora concessa dagli Eredi Ludovisi, con prenotazione obbligatoria per i possessori del biglietto dell’esposizione. Qui si può ammirare come il Barbieri si inserisce nell’architettura illusionistica già predisposta sulla volta da Agostino Tassi e fa transitare nel cielo il carro di Aurora trainato dai vivacissimi cavalli che sono un segno inconfondibile del suo amore per la natura.
Sinergie ad arte
Lunghissimo e prestigiosissimo l’albo dei prestatori che hanno contribuito a dare corpo a questo ambizioso progetto scientifico ed espositivo coordinato da Morselli e Volpi per le Scuderie del Quirinale. Lo hanno ricordato il direttore generale Mario De Simoni e quello esecutivo Matteo Lanfranconi ringraziando la rete di istituzioni internazionali che ha partecipato: sono rappresentate tutte le storiche gallerie dinastiche romane, sia quelle pubbliche, sia quelle ancora private, gli altri musei cittadini e quelli nazionali fino ad arrivare alle più importati collezioni europee e ai musei americani che hanno fatto giungere qui normalmente opere conservate oltreoceano. Main sponsor dell’iniziativa è American Express, Banca Passadore è sponsor e tra i prestatori non potevano mancare realtà del mondo bancario legate alla terra natale del pittore come BPER Banca e Fondazione cassa di Risparmio di Cento.