Prolungata fino al 31 gennaio per il gradimento del pubblico la mostra “ART ICONS”. Tra le 50 opere dei protagonisti dello star systems dell’arte contemporanea internazionale, anche un inedito di Banksy, realizzato per raccogliere fondi a sostegno delle vittime della guerra in Ucraina.
Posta sulla via Francigena, a pochi chilometri da Parma, Fidenza è storicamente tappa del cammino dei pellegrini e dei cultori di storia dell’arte medievale che vengono ad ammirare sul portale del duomo i bellissimi rilievi con la storia di san Donnino, venerato santo decollato. Negli ultimi venti anni in zona si è aggiunto verso l’omonimo outlet village un altro pellegrinaggio, certamente più mondano e assai numeroso, che però non si spinge fino alla città. Come attivare allora un turismo culturale e allargare il bacino dei visitatori? Come innescare un meccanismo virtuoso di attrazione di pubblico sia locale sia proveniente da fuori attraverso l’arte? Ed è possibile farlo con l’arte contemporanea, quella che comunemente “non si capisce” o che indigna e scandalizza o che talvolta fa dire “questo potevo farlo anch’io”?
La risposta della mostra “ART ICONS. Le leggende dell’Arte Contemporanea”, organizzata dal Comune di Fidenza con il sostegno di Fondazione Cariparma, è stata chiamare a raccolta i “mostri sacri” internazionali – Damien Hirst, Yayoy Kusama, Jeff Koons, Banksy, David LaChapelle, KAWS, eccetera –, nomi che non si possono non aver sentito almeno una volta, famosi per le collaborazioni con i brand della moda, protagonisti delle aste dove raggiungono cifre altissime. Nomi POP – nel senso originale indicato dal critico britannico Lawrence Alloway negli anni cinquanta, ovvero pensati per un successo popolare, per arrivare a un pubblico di massa – che possono essere la chiave di accesso a una materia che pregiudizievolmente tende a respingere oppure possono richiamare chi ne conosce le opere e vuole vederle dal vivo.
Gli artisti contemporanei qui presenti hanno già digerito il linguaggio pop. Alcuni come Koons e Murakami se sono dichiarati eredi. Tutti sanno cosa vuol dire manipolare le immagini della cultura di massa e trasformare i miti della società del consumo in nuove icone. Rispetto a Warhol che si confrontava con quelli che per noi sono diventati i “media tradizionali”, oggi percepiti come superati, sono consapevoli di come il digitale abbia esploso la comunicazione visuale e amplificato la dimensione globale. La bambina con il palloncino rosso di Banksy, la zucca di Kusama o le luccicanti sculture “balloon” di Koons hanno rimbalzato su milioni di profili social e assunto lo status delle Art Icons che danno il titolo alla mostra. E ora la partita dovrebbe sconfinare nell’universo virtuale, tra NFT e intelligenza artificiale.
L’immediatezza, la riconoscibilità, i colori vivaci e saturi, le superfici luminose e scintillanti, la carica spiritosa, sensuale, contraddittoria o l’aspetto giocoso e infantile restano quindi gli elementi che catturano l’attenzione, calamite visive che agganciano lo spettatore di qualsiasi età ed estrazione e permettono di avviare il dialogo. La scelta delle opere del curatore Luca Bravo all’interno delle collezioni Deodato Arte, importante circuito di gallerie specializzato in Pop e Street art internazionale, ne tiene conto e, inserendo i lavori di TvBoy o i personaggi di Toy Art, prova a interloquire anche con la Gen Z. Tuttavia, alla convenzionale flatness di questa arte, il percorso espositivo affianca alcuni affondi verticali: le margherite sorridenti di Murakami sono accostate al ciclo meno noto degli Arhats, geni protettori del popolo giapponese rielaborati in stile manga; la foto di David LaChapelle di un giovane Leo Di Caprio scattata nel 1996 alla sua serie più recente ispirata alle storie della cristianità; le opere di Banksy a quelle del suo “maestro” Blek LeRat.
Con “ART ICONS” è stato così raggiunto un doppio obiettivo: creare a Fidenza un evento di richiamo nel territorio emiliano già così ricco di offerte culturali e farlo rendendo l’arte contemporanea appetibile e accessibile a tutti, provocando una positiva reazione a catena. Come sede espositiva, infatti, è stata riaperta dopo molti anni la chiesa di San Michele creando una sinergia con il prospiciente polo culturale OF Orsoline Fidenza, dove è allestita la seconda parte del percorso di visita. L’accessibilità è stata resa anche fisica eliminando possibili barriere architettoniche mentre tutti i fine settimana le visite guidate del curatore permettono di entrare in contatto con le opere senza sentirsi persi o disorientati. La selezione è pensata in una logica inclusiva per un pubblico intergenerazionale, di appassionati e di neofiti, e l’estetica pop si presta a incuriosire gli studenti delle scuole primarie e secondarie. I cavalli luminosi di Marco Lodola collocati all’esterno integrano la mostra con il tessuto urbano mentre la scoperta di opere di Street Art può poi continuare, con un tour audio disponibile su Spotify, al Fidenza Village, rilegando l’outlet commerciale con la città.
“ART ICONS” è paragonabile a un assaggio di cucina contemporanea in una provincia che ha una cultura gastronomica di grandissima tradizione: è bene cominciare da sapori forti e molto identificati che possano misurarsi con quelli locali altrettanto incisivi per aprire la strada alla ricerca di altre sfumature e di felici contaminazioni creative.