di Maddalena Libertini
Ricostruito grazie alle tecniche di videomapping il progetto decorativo del salone seicentesco di Palazzo Altieri. Per è cultura! 2024 i disegni preparatori di Carlo Maratti sono stati proiettati nelle lunette della volta restituendo l’effetto che avrebbe dovuto avere l’affresco completo.
Nel 1670 il cardinale Emilio Altieri viene eletto papa con il nome di Clemente X dopo quattro mesi di conclave, uno dei più lunghi della storia. La sua elezione è doppiamente sorprendente perché Emilio è stato creato cardinale dal predecessore Clemente IX Rospigliosi solo alla fine del 1669, pochi giorni prima della morte, e per la sua età particolarmente venerabile per il XVII secolo. Emilio Altieri ha infatti quasi 80 anni e il suo pontificato riuscirà a durare sei anni.
Per gli Altieri l’elezione è un nuovo impulso alle ambizioni di ascesa sociale della famiglia che decide di ampliare e abbellire il proprio palazzo a piazza del Gesù. Provvisto dallo zio di mezzi finanziari quasi illimitati, il cardinal nepote Paluzzo Paluzzi degli Albertoni chiama uno dei maggiori artisti del momento, Carlo Maratti, a decorare il salone in cima allo scalone monumentale. L’ambiente è alto 17 m, largo più di 12 m e lungo quasi 20 m. Il modello di riferimento è la grande superficie affrescata da Pietro da Cortona circa quarant’anni prima a palazzo Barberini con il “Trionfo della Divina Provvidenza e il compiersi dei suoi fini sotto il pontificato di Urbano VIII”.
Con un analogo fine di esaltazione del papa Altieri e di celebrazione della gloria della famiglia, il programma iconografico dell’affresco dell’Allegoria della Clemenza che Maratti deve realizzare viene messo a punto dai due dei maggiori intellettuali dell’epoca, Giovanni Pietro Bellori e il cardinale Camillo Massimo, entrambi appassionati di antichità e grandi collezionisti d’arte. L’aspirazione dei due eruditi sposata dal pittore è, però, di ridurre gli eccessi dell’esuberanza barocca di Pietro da Cortona riportandoli alla grandiosa compostezza del nuovo ideale classicista professato da Bellori.
Maratti riceve l’incarico intorno al 1673 e il primo pagamento nel 1674. La scena centrale della volta della Sala della Clemenza raffigura un impianto piramidale che culmina nell’apoteosi della virtù rappresentata con sembianze femminili lo scettro della Divina Provvidenza in una mano e il ramoscello d’ulivo nell’altra. La identifica un cartiglio retto da un putto che riporta la scritta “CUSTOS CLEMENTIA MUNDI” e la accompagnano la Prudenza, la Giustizia e l’Abbondanza. Il giovane uomo che regge il Gonfalone ha il volto di Gaspare Altieri, erede e continuatore della discendenza familiare.
Al di sotto, nelle quattro figure alate si riconoscono le Quattro Stagioni e si intravede uno scorcio di mare. Tutta la composizione è inquadrata nella cornice di stucco dorato sorretta da coppie di sculture illusionistiche incastrate negli angoli.
Alla morte di Clemente X nel 1676 mancano da realizzare i dieci pennacchi della volta che devono contenere le allegorie proposte da Bellori per perfezionare il progetto ideologico celebrativo che combinava il Cristianesimo con i motivi dall’Antica Roma: la Religione e la Fede nella parete di fondo; la Divina Sapienza e la Verità in quella d’ingresso; nel lato verso il cortile, Roma sacra e cristiana, la Pace, la Virtù coronata dall’Onore; nel lato opposto, Europa, Africa, Asia e America. Maratti ne ha già preparato i bozzetti ma non saranno mai eseguiti e la grande impresa decorativa alla quale vuole affidare la sua fama non sarà mai portata a compimento.
A tre secoli e mezzo di distanza è ora possibile provare a immaginare la volta completata grazie alla proiezione in scala nelle lunette dei disegni originali dell’artista. L’iniziativa intrapresa per è cultura! 2024 è stata resa possibile dall’unione tra la ricerca accademica e le potenzialità delle tecnologie di realtà aumentata. La storica dell’arte Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, esperta di Maratti, ha rintracciato nelle maggiori collezioni grafiche internazionali, dal Metropolitan di New York e dal Louvre di Parigi all’Ashmolean Museum di Oxford e all’Albertina di Vienna, gli studi di nove dei dieci soggetti mettendone confronto le diverse versioni. Non sono stati trovati purtroppo i modelli preparatori per la figura di Europa. I disegni sono stati forniti al collettivo artistico Squatters Lab che ha proceduto a un ‘restauro digitale’ della definizione per passare dalla scala dei centimetri del foglio a quella dei metri della parete e dalla bidimensionalità piatta della carta alle curvature delle superfici dei pennacchi. Le immagini così ottenute sono state proiettate con la tecnica del videomapping sulla volta della Sala della Clemenza andando a riempire nove dei dieci spazi a esse destinate. Manca solo l’impressione del colore della pittura ma la resa dell’impianto generale è notevole e affascinante.
L’effetto della ricostruzione virtuale delle parti mancanti è stato particolarmente apprezzato dai visitatori che hanno partecipato all’apertura speciale del palazzo per è cultura! 2024 sabato 5 ottobre e durante la presentazione della monografia “Carlo Maratti (1625-1713) del 7 ottobre. Tra la magnificenza del Barocco e il sogno d’Arcadia” che si è tenuta nella Sala della Clemenza lunedì 7 ottobre.