Dal 30 gennaio fino al 18 febbraio, Banca di Bologna ospita a Palazzo De’ Toschi Abbandona gli occhi, la personale dell’artista milanese, parte del programma istituzionale di ART CITY per Arte Fiera 2024.
Nato nel 1974, come Arte Fiera, a cinquant’anni Patrick Tuttofuoco è un nome riconosciuto nel panorama artistico internazionale e che ha acquisito una certa notorietà anche presso il pubblico più mainstream. Nel 2022 è stato chiamato da Pirelli a disegnare il trofeo per il Gran Premio di Formula 1 di Monza e, recentemente, la sua istallazione al MAXXI On the corner where we stand (2006) è stata protagonista del video umoristico con Neri Marcoré per il format “Art is Open”. Essere oggetto di ironia è una forma di consacrazione.
Il dato biografico non è trascurabile, considerando che Tuttofuoco già nel 2003 partecipava alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia curato da Massimiliano Gioni e nel 2004 alla biennale nomade Manifesta 5. Di questi vent’anni di traiettoria creativa, il progetto speciale Abbandona gli occhi a Palazzo De’ Toschi mostra il punto di approdo, presentando cinque nuove produzioni e altre due opere recenti. Il curatore Davide Ferri, che per Arte Fiera è responsabile della sezione Pittura XXI, invita però a ritrovare gli elementi di continuità che legano il lavoro del presente e quello precedente e a capire come si carichino di nuovo potenziale: per esempio, l’uso di neon e metacrilato, il “tono pop”, l’immagine di mani che si intrecciano. Il termine “caricarsi” è particolarmente indicato in questo caso perché è l’artista stesso a parlare di campi energetici, frequenze, vibrazioni e processi di polarizzazione che sono attivati dalle opere e vogliono irraggiare e includere lo spettatore.
Energie invisibili agli occhi, come indica il titolo della mostra, che rimandano al concetto di trascendenza al quale l’artista si sta dedicando negli ultimi tempi. Di contro, i baricentri dell’allestimento sono due sculture di corpi, una delle quali in marmo, ovvero la materia per eccellenza dell’arte plastica. Energia trascendente e forma immanente, materiali classici e materiali industriali e sintetici, leggerezza e pesantezza, lavorazioni con strumenti tecnologici e rimandi a iconografie storiche sono quindi i poli di segno opposto che innescano la reazione.
Nelle due sale della sede di Banca di Bologna, che una volta l’anno si trasformano in spazi espositivi, i frammenti di corpi riaffiorano in tutte le opere, il neon li rende eterei quasi alludendo alle nostre anime o alle nostre tracce virtuali nella rete, la scultura gli restituisce consistenza. I due lavori che accolgono chi entra nella Sala Convegni sono entrambe nuove creazioni: sono poste su strutture di acciaio Sleepers (Human Mind), una scritta e un volto infantile tracciati in luce a¬l neon, e Surrender your eyes, in marmo rosa del Portogallo. Segnalano a chi arriva subito sulla soglia la dualità materica e allo stesso tempo gli forniscono degli indizi: “Human mind is a junction point between physical e non physical awareness”, recita il primo, mentre nel secondo due mani a contatto sono in attesa del visitatore per ricordargli di consegnare il proprio sguardo e procedere affidandosi ad altro. In un gioco di diagonali, negli angoli contrapposti, di nuovo un volto e una scritta in Sleepers (Sense of Reality), mentre Drop the body, sospeso in verticale, torna a esortare a sganciarsi dal corpo, che privo di peso, si libra in alto. Al centro dello spazio il suo complementare orizzontale, Pink Limen, la scultura in marmo di una figura distesa senza testa, realizzata a partire da una scansione 3D del corpo dell’artista, riacquista una gravitas fisica a cui contribuisce anche il colore rosaceo della pietra. “Senza testa, dunque senza quella parte legata alla razionalità del nostro cervello”, sottolinea Tuttofuoco. Fa eco nella seconda sala l’altra scultura distesa, No Space, No Time: i corpi qui sono due, una madre e un figlio, sono in metacrilato acceso di colori, sono sollevati su una sorta di putrella di ferro, sono tagliati a metà. E sono abbracciati nella dimensione del sonno, riportando al tema della trascendenza, intesa secondo Davide Ferri come “uno stato di semi-coscienza e di abbandono capace di liberare suggestioni e punti di vista inediti da cui guardare alla quotidianità e al presente”. Nell’ultima opera, Surrender your eyes, una china su carta incorniciata nell’acciaio, ricompare un volto stilizzato, privato degli occhi di cui non c’è bisogno per vedere.
Banca di Bologna Contemporary è il progetto che Banca di Bologna dedica all’arte contemporanea e che, con la partecipazione ad Art City e in collaborazione con Arte Fiera e con il MamBo, dal 2016 l’ha vista organizzare nel Salone di Palazzo De’ Toschi una serie di mostre: la collettiva La Camera, Sulla materialità della fotografia, (2016), le personali di Peter Buggenhout (2017), Erin Shirreff (2018) e Geert Goiris (2019) con Simone Menegoi, direttore artistico di Arte Fiera; la collettiva di pittura internazionale Le realtà ordinarie (2020) e le personali di Italo Zuffi (2022), Bettina Buck (2023) e Patrick Tuttofuoco (2024), con Davide Ferri. A queste si sono affiancate, negli ultimi due anni, presentazioni di giovani artisti italiani nella vetrina della Sede della Banca in Piazza Galvani, poco distante dal Palazzo: Elia Cantori nel 2018 e Matteo Fato nel 2019. Il progetto è ora anche sul web con il sito contemporary.bancadibologna.it
Orari durante ART CITY Bologna 2024: 31 gennaio, 1o febbraio, 10:00–20:00; 2, 4 febbraio 10:00–21:00; 3 febbraio, 10:00–24:00.
Orari dopo ART CITY Bologna 2024: sabato e domenica, 11:00–21:00.
Ingresso libero